Nuova versione di Ti odio da morire, l’introduzione di Alessandro Nardone

ti odio da morire - nuova versione.jpgQuesto libro rappresenta molto per me. Un vero e proprio punto di svolta. Cominciai a scriverlo con l’intento di stamparne qualche copia da regalare agli amici, invece, a conti fatti, tra cartaceo e digitale Ti odio da morire è stato letto da qualcosa come novantamila persone: tutti insieme riempirebbero lo stadio di San Siro, una vera e propria enormità!

Certo, se sei anni fa qualcuno mi avesse prospettato un risultato simile mi sarei fatto una grande risata e gli avrei dato del matto, eppure è successo e, al di là dei numeri, a convincermi del fatto che questo mio romanzo sia davvero in grado di emozionare, sono le opinioni di chi l’ha letto ed ha voluto contattarmi tramite i social o attraverso il mio sito, oppure ha scritto una recensione su iBooks o sul suo blog. Parliamo di migliaia di ragazze e ragazzi, donne e uomini che, una volta girata l’ultima pagina, hanno sentito il bisogno di parlarne, di condividere o, magari, di citarne una frase sulla sua propria bacheca. Tutto questo è il massimo, per chi scrive.

Dopo l’uscita de Il Predestinato – che pure mi sta regalando parecchie soddisfazioni – ho pensato che fosse giusto dare la possibilità a chiunque volesse acquistarlo in formato cartaceo, di poterlo trovare in qualsiasi libreria d’Italia ed in tutti gli stores digitali. Così, ho sfruttato l’occasione per rifarne l’editing limitandomi a smussare qualche angolo qua e là, stando attento a non snaturarne l’impalcatura originale.

Prima di lasciarvi al romanzo c’è un’ultima riflessione che vorrei condividere con voi, prometto che vi ruberò solo una manciata di secondi. Scrissi il libro che avete tra le mani nel periodo peggiore della mia vita e, come dicevo all’inizio, rappresentò una svolta nella mia esistenza. Erano giorni bui, durante i quali pensavo che non mi sarei mai rialzato, e invece… beh, ce l’ho fatta. Ecco, credo che Ti odio da morire piaccia così tanto proprio perché racconta la storia di una persona che, dopo essere caduta, trova la forza per rialzarsi, e di riprendersi la sua vita. Insomma, Francesco regala la speranza e la consapevolezza che, se ci è riuscito lui, tutti possiamo farcela.

Alessandro Nardone

Ti odio da morire da record su iBooks

 

La lettera di Sylvie su Libero

sylvie giustinetti - selvaggia lucarelli - ti odio da morire - libero.jpg

Sylvie Giustinetti scrive a Selvaggia Lucarelli: “Sono qui, e sono tua”

sylvie giustinetti - selvaggia lucarelliSì, ho rotto gl’indugi e, dopo giorni di tentennamenti, ho deciso che fosse giunto il momento per riempire la pagina bianca che mi trovavo di fronte, e di dirti tutto ciò che penso, Selvaggia. Certo, sono perfettamente consapevole che l’attrazione che provo nei tuoi riguardi sarà immediatamente catalogata come un qualcosa al di fuori della normalità: d’altra parte, come potremmo aspettarci una reazione diversa, in un Paese tanto ottuso e bigotto? Fingono di sorprendersi o, addirittura, schifarsi per un bacio tra due donne, e rimangono impassibili di fronte ai delinquenti che gli stanno sfilando il futuro dalle mani. Paradossale, ma è così.

Come avrai intuito, a scriverti non è uno dei tanti uomini che sbavano o – peggio ancora – fingono di sbavare al tuo cospetto, alla ricerca di un batter d’ali di notorietà, ma una donna perennemente intenta a procurarsi piacere, sia esso fisico, semplicemente intellettuale o, addirittura, spirituale, non importa. Purchè di piacere si tratti.

Io sono Sylvie, e qualcosa mi dice che tu potresti essere la donna che fa per me, quella in grado di scatenare quel Big-Bang alchemico a base dei tre elementi a cui mi riferivo poc’anzi.

Quanto ti sto scrivendo non ti provoca alcun disagio, vero Selvaggia? Certo che no, lo so perfettamente, mi pare quasi di vederti, mentre mi leggi, e senti salirti dentro quella piacevole sensazione di eccitamento e di divertimento al tempo stesso. L’idea ti stuzzica, e ti stupisci con te stessa della tua reazione o, per meglio dire, fingi di stupirti, ma è soltanto questione di un attimo, di un istante che non conta nulla, perché l’unica cosa che importa, è che mentre mi leggi tu sei mia, cara Selvaggia.

Il piacere derivante da questa consapevolezza potrebbe essere sufficiente a saziare la mia voglia di te, ma anche no. Sai perché? Perché il mio desiderio di possederti è direttamente proporzionale a quello che tu hai di conoscermi, di scoprire chi sono e come sono fatta, di leggere nei miei occhi la conferma che il turbinio di emozioni che hai vissuto in questa manciata di minuti, non è stato scatenato da uno stupido bluff.

Avanti, Selvaggia, io sono qui. E sono tua.

La lettera su Libero del 6 agosto 2013

Irene canta “Le cose di casa”, il videoclip ufficiale girato a Londra

“Ti odio da morire” di Alessandro Nardone sfonda quota 10.000 downloads da iBookstore!

Sylvie Giustinetti perseguitata da un noto politico: “Mi propose una candidatura, voleva che lo sculacciassi”

sylvie giustinetti - ti odio da morireStavo lavorando a tutt’altro quando mi chiamò Sylvie. Non so perché ma, di primo acchito, vedendo il suo numero sul display del telefonino mi preoccupai, pensando subito che potesse essere accaduto qualcosa di negativo. In fondo dall’ultima intervista non c’eravamo più sentiti, perché mai avrebbe dovuto chiamarmi? La telefonata fu telegrafica, parlammo giusto il tempo per fissare un appuntamento un’ora dopo in un bar a Cernobbio. C’era qualcosa di molto importante di cui voleva parlarmi.  Dopo il primo quarto d’ora di ritardo cominciai a spazientirmi e, proprio quando mi decisi a chiamarla, mi si materializzò davanti, bellissima ma con gli occhi sempre coperti dai suoi occhialoni neri che, uniti al suo atteggiamento, assumevano la funzione di un vero e proprio muro: quello che le piaceva erigere tra sé ed i suoi interlocutori. Pensandoci bene la sua era una tattica molto intelligente, perché ogni sua concessione, anche la più banale, acquistava un valore incommensurabile.  Confesso che immediatamente dopo questa breve riflessione il mio sguardo cadde sul suo seno, fasciato da un top bianco sotto al quale, ovviamente, non indossava nulla. “Embè? Sei venuto per guardarmi le tette o per sentire cosa ho da dirti?”.

Ehm… scusa, ero sovrappensiero… certo che m’interessa sapere cos’hai da dirmi, altrimenti non sarei qui…

Bene. Vedi, quello di cui sto per parlarti è un argomento molto intimo ed imbarazzante, non solo per me. Per questo motivo me lo sono tenuta dentro per tanto tempo, mesi passati a rimuginare, a distruggermi interiormente perché non avevo il coraggio di parlarne con nessuno. Mi vergognavo, capisci?

Certo, in queste situazioni non avere nessuno con cui sfogarsi puo’ essere devastante.  Però, di solito, questi sono argomenti che si confidano al fidanzato o alla migliore amica, perché hai scelto proprio noi?

Perché la gente deve sapere. Io sono molto sensibile ai temi sociali, m’interesso anche di politica, nel senso che leggo, ascolto… insomma, ho le mie idee e da mesi non si sente altro che parlare di tutte queste voci su fatti che dovrebbero appartenere alla sfera privata… sì, insomma, questo mi far star male, credimi.

Ti credo, ma cosa c’entra con quello che hai da dirmi?

C’entra, perché l’episodio che sto per raccontarti riguarda proprio questo genere di notizie, ed è vero, capisci? Mi è successo ormai qualche tempo fa e non riesco più a liberarmene, è come se fosse un fantasma. Che mi perseguita.

Caspita, adesso mi hai incuriosito, dimmi, cosa ti è successo?

In quel periodo ero a Como, e un giorno ricevo la telefonata di un gallerista di Roma, un mio amico, che di tanto in tanto vende qualcuno dei miei quadri.  Mi disse che un politico molto importante voleva conoscermi perché le mie opere gli erano piaciute parecchio, e aveva intenzione di acquistarne più d’una.

E fino a qui non c’è nulla di strano…

Lo so, ma io per scelta non ho mai incontrato i miei clienti, addirittura non sanno nemmeno come mi chiamo…

Infatti non ho mai visto una tua opera ma, scusa, come fai?

Uso uno pseudonimo, solo alcuni galleristi (tutte persone fidate) sanno chi sono, addirittura alcuni li faccio contattare da terze persone, proprio perché non voglio svelare la mia identità.

Perché tutto questo? In fondo si tratta della tua arte.

Vuoi sapere qual è il problema? Il mio aspetto fisico!

Scusa? Ma se sei di una bellezza disarmante!

Grazie… ehm, ma il punto è che quando mi vedono tutti fanno i lumaconi, e immediatamente ci provano. La mia arte voglio venderla perché piace, non perché chi la compra spera di farsi una scopata con me. Così ho deciso di crearmi uno pseudonimo, che ovviamente non ti dirò, dietro al quale nascondermi. In tanti mi scrivono su Facebook, chiedendomi perché su internet non trovano i miei quadri o la mia rassegna stampa… ecco la risposta.

Non potevi essere più chiara. Ma torniamo al politico…

Questo mio amico mi convince ad incontrarlo perché, a suo dire, oltre a comprare diversi quadri, mi avrebbe aiutata organizzandomi mostre di alto livello, insomma, la cosa era molto interessante, così pensai che valesse la pena fare uno strappo alla regola, e decisi d’incontrarlo.

Interessante,continua…

Fissammo l’appuntamento un paio di giorni dopo, a Roma, in un ristorante molto carino, vicino a Montecitorio. Doveva esserci anche il gallerista ma, appena dieci minuti prima, mi mandò un sms con il quale mi disse che aveva avuto un imprevisto, così mi presentai da sola.  Il politico in questione mi accolse benissimo e…

Senti, però devi dirmi chi è…

Eh eh, questo te lo puoi scordare!

Dai, almeno il partito…

Manco morta!

Va bene, ma qualcosa dovrai pur dirmi! Era uno dei tanti o un politico di livello assoluto?

Uno dei leaders nazionali, di quelli che vediamo a Porta a Porta o a cui i giornali dedicano i loro editoriali.

Però… per caso era un Ministro?

Sì.

E in che periodo l’hai conosciuto?

Senti Francesco, ma te mi ha preso per una cretina? Se ti dico il periodo in cui era Ministro ti ho detto tutto… t’interessa sapere cos’è successo o no?

Sempre il solito caratterino… dai, vai avanti.

Lui fu molto gentile, persona colta, affascinante… così accettai di continuare la conversazione in uno dei suoi appartamenti. Sapevo benissimo dove volesse andare a parare, ma confesso che la cosa non mi dispiaceva affatto, anzi! Durante il tragitto mi disse che per me aveva pensato ad un ruolo di primo piano nell’ambito della cultura, un grande progetto di cui io sarei stata la protagonista assoluta…

Certo, certo… non dirmi che ci hai creduto!

E perché non avrei dovuto? D’altra parte io, oltre ad essere un’artista, ho anche fatto studi specifici, conosco il mio valore, che ti credi? Comunque, lui diceva che l’età e la formazione erano i miei punti di forza, perché in quel momento tutti i partiti volevano puntare su giovani e donne, compreso il suo. Volevano volti nuovi, ed io potevo fare al caso loro.

Ti propose di candidarti?

Anche. Mi disse che se avessi accettato l’incarico nel partito, lo sbocco naturale sarebbe stato un posto in lista alle elezioni…

Ah ah, mi pare ovvio… e tu accettasti?

Assolutamente no! Non subito, almeno. Dimostrai interesse, questo sì, ma stetti attenta a non fami vedere troppo entusiasta, d’altra parte era stato lui a cercarmi, quindi, se davvero mi voleva, doveva sudare per convincermi, ti pare? Una volta a casa sua bevemmo qualcosa e chiacchierammo del più e del meno, fino a quando…

Fino a quando?

Non ci provò spudoratamente.  Ed io ero molto, molto calda… hai capito in che senso, vero?

Ehmm… sì…

Non avevo dubbi. Così mi lasciai andare, nella speranza che lui fosse prestante come sembrava. Ma fu proprio in quel momento che successe  l’inaspettato:  si abbassò i pantaloni e mi chiese di… sì insomma, mi chiese di sculacciarlo…

Scusa?

Sì, voleva essere sculacciato! Mi disse che gli piaceva fare questi “giochini”, come farsi legare e farsi picchiare, mi mostrò anche alcuni “attrezzi”…

E tu?

Io l’ho insultato! Mi sono alzata e gli ho chiesto di riaccompagnarmi subito in albergo, e lui cominciò ad implorarmi di non dire nulla a nessuno, dicendomi che in cambio mi avrebbe dato qualsiasi cosa. Mi faceva talmente schifo che non lo ascoltai nemmeno, presi la mia borsa e uscii sbattendo la porta.

Dev’essere stata un’esperienza umiliante…

Lo è stata, ma non è finita qui, perché la sera stessa cominciò a tempestarmi di telefonate, all’inizio cercava di scusarsi, di fare il gentile, ma poi cominciò a chiedermi cose vomitevoli…

Del tipo?

Voleva che gli dicessi frasi sconce, che gli mandassi mie foto… diceva che se non l’avessi fatto avrebbe fatto in modo di farmela pagare… mi ricattava lo stronzo!

Non ho parole, credimi. Non hai mai pensato di denunciarlo?

Chi, lui? Mi avrebbero presa per una mitomane, e poi chissà da quale telefono mi chiamava, di certo non il suo. Così, per evitare altri problemi, cambiai numero, evidentemente lui capì, perché non si fece più sentire.

Capisco, è davvero molto triste quello che stai dicendo, immagino che tu abbia fatto molta fatica per superare lo shock.

Guarda, io non sono certo una santa, anzi, sono una persona molto disinibita, sessualmente potrei definirmi una libertina. Adoro il sesso e lo faccio senza pormi troppe domande, se un uomo mi piace me lo scopo, mi diverto, e poi amici come prima. Però quella persona riuscì a farmi vivere, per la prima volta, un senso di squallore assoluto. Pensa che per mesi non ne volli sapere di voi uomini…

Beh, adesso non generalizzare, non siamo mica tutti così!

Anche perché, in tal caso, la razza umana si sarebbe estinta da quel dì…

Senti, adesso l’hai superata?

Non del tutto, ma la nostra chiacchierata di oggi mi servirà molto, finalmente mi sono tolta questo peso, e sto già meglio.

Questo mi rende felice, davvero. Sicura di non voler fare  giustizia fino in fondo dicendo il nome del politico?

No, la sua punizione peggiore è guardarsi allo specchio e fare i conti con la sua coscienza e, prima o dopo, questo accadrà.

Bene Sylvie, direi che la nostra chiacchierata puo’ dirsi conclusa e che tu confermi di essere un personaggio sempre più interessante, grazie.

Grazie a te… ah, guarda che se continui così me le consumi…

Cosa?

Le tette, o sei strabico o non hai smesso per un attimo di guardarmele! E poi dici che voi uomini non siete tutti uguali… mah…

Sono costretto a darti ragione però, se ne avessi l’opportunità, stai pur certa che non ti chiederei certo di sculacciarmi, cara Sylvie.

PS: Quella che avete appena letto è la mitica intervista che scatenò tutto questo: https://tiodiodamorire.files.wordpress.com/2009/08/novella2000.jpg

Intervista Sylvie Giustinetti, la misteriosa protagonista di “Ti odio da morire”

ti odio da morire - intervista sylvie giustinettiConfesso che mi sentivo intimorito da quest’intervista, proprio così: dopo aver letto “Ti odio da morire”, solo l’idea d’incontrare Sylvie mi metteva i brividi. Per questo motivo, ho deciso di non omettere assolutamente nulla del nostro dialogo, proprio perché era mia intenzione scrivere un articolo che servisse ai lettori per comprendere qualcosa di più della complessa personalità di Sylvie. Ci sarò riuscito? Questo dovrete giudicarlo da voi leggendo l’intervista io, se non altro, posso garantirvi che il ritratto che ne esce conferma in pieno l’inquietudine, ma anche il fascino che Sylvie ha dimostrato, con “Ti odio da morire”, di essere in grado di emanare. Il contatto avvenne nei giorni scorsi tramite Facebook, attraverso il quale le scrissi un messaggio molto formale, al quale mi rispose con il tono misterioso che la contraddistingue, anche nelle affermazioni più semplici e banali. Sì perché, Sylvie Giustinetti ha la dote di riuscire a dare importanza a qualsiasi cosa dica o faccia, enfatizzandola con quel personalissimo atteggiamento snob di chi ti ha appena detto solo ciò che aveva voglia di dirti, né una parola in più né una in meno. La giornata era stupenda, così fissammo l’appuntamento in uno dei tanti bar che si affacciano in riva al lago, dove la trovai ad aspettarmi con il volto fasciato dai suoi immancabili occhiali da sole neri, proprio come i suoi capelli a caschetto, la cui perfezione sembrava addirittura valorizzata dal leggero alito di vento che pareva accarezzarli con la maestria del più esperto dei coiffeur. “Ben arrivato”, mi disse con tono stizzito, riuscendo a farmi sentire in colpa per il mio ritardo, per il quale mi scusai dicendole che ero stato trattenuto qualche minuto in più dal direttore del giornale. Una volta seduto cominciai a scrutarla, cercando di cogliere nella sua gestualità qualche particolare che potesse essermi utile nel corso dell’intervista, ma lei era molto brava a non lasciar trasparire le sue emozioni. “Allora, adesso posso sapere il motivo di quest’incontro?”, mi domandò con tono di sfida. “Certo – le risposi prontamente – perché vorrei intervistarti per Italian People…”, lei sussultò in una piccola risata, sorseggiò il suo succo d’ananas e annuì, senza proferire parola, così continuai spiegandole il motivo per il quale intendevo farle qualche domanda:

Vedi Sylvie, con l’uscita di “Ti odio da morire” hai incuriosito ed affascinato molta gente, che si domanda chi sei e cosa si nasconda dietro a molti dei tuoi atteggiamenti…

Guarda, mi va bene essere intervistata, anche se non capisco il motivo di tutta questa curiosità nei miei confronti. E non voglio che si parli della storia di “Ti odio da morire”, perché per me è una ferita ancora aperta e ci sto male, troppo male.

Una ferita che sta appassionando parecchi lettori…

Senti, per me potrebbero leggerlo pure un milione di persone, ma non me ne frega niente delle loro fantasie morbose, hai capito? Non ne voglio parlare e basta, e se non ti sta bene mi alzo e ti saluto!

Ok, scusa, ci ho provato, sai, è il mio mestiere… allora cominciamo parlando di te…

Hai da accendere?

Ehm, veramente non fumo, ho smesso…

Nessuno smette per sempre, la voglia di fumare ti tornerà presto, vedrai…

Sembrerà assurdo ma Sylvie aveva ragione perché, proprio mentre la osservavo accendersi la sigaretta con uno dei fiammiferi che aveva chiesto al cameriere, mi venne una voglia matta di accendermene una. Lei, a giudicare dal suo sorriso, intuì.

Allora, ne vuoi una?

No, grazie Sylvie, te l’ho detto, ho smesso…. certo che sei davvero brava a cambiare argomento!

Diciamo che sono poche le cose in cui non sono brava.

Però, modesta!

La modestia non m’interessa, non fa assolutamente parte del mio modo di essere, credo che sia un mero espediente attraverso il quale i mediocri cercano di creare consenso attorno alla loro mediocrità. Se ci rifletti non è altro che il trionfo dell’ipocrisia: perché mai uno che è veramente bravo dovrebbe sminuirsi? Per mettersi sullo stesso piano di chi è meno bravo di lui? E perché mai dovrebbe farlo? Te lo dico io perché, perché viviamo in un mondo di mediocri di successo, ecco perché.

Mediocri di successo… questo è vero, ce ne sono tanti in giro. Con queste parole lasci trasparire una personalità davvero interessante, sì insomma, hai tutta l’aria di essere una ragazza eccezionalmente gradevole e di avere molte cose da dire… allora perché questo fittissimo alone di mistero attorno a te?

Senti, non so te ma io non mi diverto a dare in pasto la mia vita a chiunque, soprattutto dopo la dolorosa esperienza del romanzo, di cui non voglio parlare. Anche perché sono sicura che domani, leggendo quest’intervista, molta gente si farà un’idea sbagliata di me, non perché tu non sia in grado di fare il tuo lavoro, ma parchè è francamente impossibile descrivere la mia personalità in modo definitivo.

Da ciò che dici sembrerebbe che nemmeno Sylvie conosca bene Sylvie…

Puo’ darsi, d’altra parte che noia sarebbe se avessimo tutto chiaro di fronte a noi, se non esistesse il beneficio del dubbio? Io mi conosco profondamente, ma ammetto che ci sono lati del mio carattere con i quali non ho ancora confidenza e che, in certe circostanze, mi fanno molta paura. Anzi, ti dirò di più, molte volte mi è successo di combattere una o più lotte interiori contro me stessa, contro quei miei… chiamiamoli “angoli bui” e di rendermi conto che questi mi spingevano a comportarmi come forse, e dico forse, non avrei mai voluto fare. D’altronde la vita di una persona è composta di diverse fasi, no? Evidentemente questa è la fase in cui devo dedicarmi a conoscere me stessa.

Impresa ardua, non c’è dubbio. A questo punto, guardandomi bene dall’addentrarmi nello specifico di “Ti odio da morire”, mi sembra d’intuire che sei consapevole del fatto che quelli che definisci “angoli bui” del tuo carattere, se non gestiti, oltre a te, danneggino chi ti sta intorno.

Certo, puo’ essere, perché no. Come puo’ essere che in passato sia già capitato, me ne rendo perfettamente conto, non sono mica matta! A te non è mai capitato di fare del male a qualcuno che amavi profondamente?

Sì, mi è capitato, ma non l’ho mai fatto di proposito…

Ed il fatto che non lo facessi con l’intento di farla soffrire, secondo te, cambia qualcosa? È come se uno che va sempre in giro a trecento all’ora, una volta schiantato, dicesse che non correva con l’intenzione di ammazzarsi… grazie al cavolo! Dimmi, come l’hai fatta soffrire, la tradivi?

Ehmm… scusa?

Sì, mi hai capito benissimo Ale… posso chiamarti Ale, vero? Ti scopavi qualcun’altra quando stavi insieme a lei? Sì, è così, ti si legge negli occhi… e ti dirò di più, pur amandola l’idea di tradirla ti eccitava da matti, la trasgressione era diventata un tarlo incessante del quale non riuscivi a liberarti, ti sentivi come una bomba ad orologeria, e saresti esploso da un momento all’altro… Dimmi Ale, hai mai provato a lasciarti andare, a dare libero e completo sfogo a tutte le tue fantasie sessuali? Dovresti provare, è bello…

Mentre parlava si tolse gli occhialoni neri e, una volta pronunciata l’ultima parola, s’inumidì le sue splendide labbra con un leggero movimento della lingua. Con le sue insinuazioni mi aveva catapultato in uno stato che mescolava soggezione ed eccitazione. Era la seconda volta nel giro di pochi minuti. Deglutii nervosamente e, nel risponderle, cercai di non tradire il mio stato d’animo. Anche se ormai era evidente che lei avesse capito perfettamente, ed era altrettanto evidente quanto la divertisse giocare al gatto con il topo.

Se proprio t’interessa in vita mia non ho mai tradito, e poi sei tu l’intervistata, non io.

M’interessa eccome…

Sì certo. Bene, direi che c’è abbastanza materiale per l’intervista… la pubblicheremo già domani (oggi, ndr), grazie ancora Sylvie.

Figurati Ale, è stato un vero piacere, a presto…

Spero di no, cara Sylvie, anche se non nascondo che la cosa m’intrigherebbe. Da morire…

A Radio Deejay si legge “Ti odio da morire”

Al The Hospital Club di Londra si parla di “Ti odio da morire”