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A “TI ODIO DA MORIRE” IL PREMIO LETTERARIO FONDAZIONE MINOPRIO

ESCE “LA DESTRA CHE VORREI – I ROTTAMATORI DEL PDL E LA FINE DEL BERLUSCONISMO”, IL NUOVO LIBRO DI ALESSANDRO NARDONE

“Una destra che, va detto, non potrà certo nascere da una classe dirigente arroccata su se stessa ma solo e soltanto attraverso una vera apertura nei confronti dalla generazione che ha cominciato ad interessarsi di politica nel 1993, quando loro, gli attuali dirigenti, nella maggioranza dei casi già stavano comodamente seduti in Parlamento, da anni. Sarà scontro, lo so, perché molti di loro, quelli che non posseggono un reale background politico, non tollereranno di essere messi in discussione, leggeranno le nostre critiche come un affronto, diranno che siamo ingrati e traditori, arrivisti e qualunquisti, che la nostra è demagogia e che noi vogliamo soltanto prendere il loro posto. Beh, meglio essere esuberanti che apaticamente abituati a sopportare tutto, dico io! Il domani appartiene a noi: armiamoci, partiamo ed andiamo a conquistarcelo.”

La crisi economica e quella di valori, gli scandali, le scissioni, il bunga bunga ed una classe politica interessata soltanto alla conservazione del potere, che ormai detiene da oltre vent’anni. Anche a destra esiste una generazione pronta ad alzare la testa, una generazione che non si riconosce tanto nell’incoerenza di Fini quanto negli atteggiamenti di Berlusconi; una generazione antitetica alle Minetti ed alle Carfagna perché ritiene che la politica sia una cosa seria, e che rappresentare la gente nelle istituzioni non possa essere altro che la naturale conseguenza di capacità, militanza e contatto con il territorio. Basta, quindi, con il sistema delle nomine, vera e propria catena di montaggio per yes man asserviti al capo che operano non per gl’interessi collettivi, ma unicamente per essere ri-nominati e rimanere attaccati alla poltrona, il più possibile.

Ricostruire la destra ripartendo dai valori, innanzitutto, ma tenendo presente che, per trasmetterli, dovrà essere in grado di liberarsi del passato, parlando un linguaggio nuovo e, soprattutto, trovando nuovi punti di riferimento in grado d’incarnare quei principi.

I valori della destra in 5 canzoni, 5 film e 5 libri: da Jovanotti a Fabri Fibra, passando per Guccini, Saramago, Salinger, Orwell, per arrivare all’intervista immaginaria al protagonista di Fight Club: è il tentativo con il quale l’autore abbandona gli stereotipi che – dagli anni ’70 ad oggi – hanno composto l’iconografia della destra italiana, per mettersi alla ricerca di spunti nuovi attraverso i quali comporre il mosaico di una destra realmente figlia del nostro tempo, in grado di parlare alle nuove generazioni facendosi capire e, magari, tornando ad appassionarle.

Dai valori alle proposte per la costruzione di un nuovo Popolo della Libertà che libero lo sia per davvero, e che passi dalla sua attuale ermeticità alla più totale apertura al contatto con la gente, attraverso le piazze reali e quelle virtuali come spiegato, attraverso proposte concrete e circostanziate, nel capitolo Pdl 2.0.

Il fine, però, non puo’ certo essere quello di un nuovo partito. Nossignore, il rinnovamento del Pdl deve essere vissuto come il mezzo per rinnovare la politica e, quindi, l’Italia. Soffia a tutta forza, il vento dell’antipolitica, forse ancor più violentemente di quanto non soffiasse durante Tangentopoli. Allora, però, la destra stava dalla parte della gente, e “circondava” il Parlamento per chiedere una politica seria e pulita, onesta e sincera, per dirla alla Vasco Rossi. Una destra antisistema, che poteva permettersi di avere, come slogan, quell’“Ogni voto una picconata” di palese ispirazione cossighiana. Oggi, a distanza di un ventennio, la destra ha sostenuto un governo con un Ministro, Saverio Romano, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e difende comportamenti e frequentazioni – quelle del Presidente Berlusconi – a dir poco imbarazzanti e palesemente in contrasto con i suoi stessi valori fondanti. Le colpe di questa situazione? Sicuramente in grande parte sono da ascriversi all’attuale Presidente della Camera, Gianfranco Fini che, già negli ultimi anni di Alleanza Nazionale, a furia di strappi e fughe in avanti, ha finito col regalare alla Lega gran parte dei nostri cavalli di battaglia.

Le “vostre buone ragioni” per cambiare l’Italia, poche semplici proposte, compresa un’idea di riforma fiscale, con tanto di copertura finanziaria.

La destra che vorreste voi, infine, frutto di un dibattito nato su Facebook, il cui intento era proprio quello di confrontarsi per comprendere se la strada tracciata da “La destra che vorrei” fosse quella giusta. A giudicare dalle risposte sembrerebbe proprio di sì.

Ordina la tua copia su: http://www.arduinosacco.it

Vuoi organizzare la presentazione de “La destra che vorrei” nella tua città? Inviami una mail a: info@nardone.org

I MIEI PRIMI 35 ANNI

Eh già, con oggi siamo a 35 primavere, che non sono tantissime ma nemmeno poche. In questi casi è molto facile finire col fare retorica, ma la cosa non m’interessa: voglio fermarmi per un attimo a riflettere, sì, perché trovo fondamentale prenderci il tempo necessario per capire cosa stia realmente accadendo nel profondo di noi stessi e, perché no, approfittarne per fare un sano esame di coscienza.

Comincio col dire che mi ritengo un privilegiato, perché sono cresciuto in una splendida famiglia, in compagnia di amici meravigliosi, trascinato da una passione che non ha mai smesso d’infiammarmi il cuore.

Certo, chi di noi non ha qualche piccolo rimpianto, ma si tratta di ben poca cosa, d’altra parte sono sopratutto gli errori a farci crescere e, se nella mia vita ne ho commessi parecchi, posso anche dire di aver sbagliato in buona fede, magari in alcuni casi spinto dalla mia cocciutaggine ed in altri da una certa ingenuità, ma sempre credendo di essere nel giusto. Allo stesso tempo – pur tenendo i piedi ben piantati per terra – se mi guardo indietro, sono molte le cose delle quali mi sentirò per sempre orgoglioso, emozioni impagabili, capaci di tramutare in energia positiva ogni sforzo ed ogni sacrificio, compresi alcuni gratuiti attacchi personali.

Tutto questo rafforza, in me, l’idea che la vita abbia davvero un senso solo se siamo realmente capaci di trovare il coraggio di lottare a viso aperto per le idee in cui crediamo e per le persone che amiamo, senza calcoli opportunistici e senza pensare delle conseguenze che questo potrebbe comportare. Ma solo alle porte che ci potrebbe aprire.

Alessandro Nardone

I miei auguri a tutti voi!

DOVRESTE LEGGERE IL MIO ROMANZO, ECCO PERCHE’.

TI ODIO DA MORIRENel suo “Elogio della Follia”, Erasmo da Rotterdam cita un vecchio detto popolare secondo il quale chi non trova un altro che lo lodi, fa bene a lodarsi da sé. Certo, proprio così, anzi vi dirò di più perché sono sicuro che, leggendo questa premessa, molti di voi avranno pensato la stessa cosa ovvero che, in fondo, sia giusto alimentare la nostra autostima riconoscendo, in primis a noi stessi, i meriti che ci siamo conquistati sul campo. Riflessione sacrosanta, che acquista valore se riusciamo a non sconfinare nella boriosità ed in quella supponenza tanto care a certi ambienti radical chic, i cosiddetti salotti buoni, in cui sono ancora convinti che la cultura sia a loro esclusivo appannaggio. Una vera e propria illusione, figlia del retaggio gauchista e del suo snobismo con la puzza sotto il naso del quale, possiamo dirlo, la gente ha ampiamente dimostrato di avere piene le tasche. E non solo. Bene, come avrete facilmente intuito, “Ti odio da morire” non è assolutamente snob e questo sarebbe, già di per se, un buon motivo per acquistarlo. Ma aspettate, prima di correre in libreria finite di leggere ciò che ho da dirvi, ci tengo. Sì, perché il mio romanzo non solo non è snob, ma è fieramente ed orgogliosamente Pop, figlio di una storia fatta di personaggi nei quali ognuno di noi potrebbe tranquillamente riconoscere la sua ex fidanzata, il suo amico del cuore o, perché no, se stesso. E poi, pensateci bene, qual è il sentimento più Pop in assoluto, se non l’amore? Che poi è il concetto fondante di questa storia che, però, ha ben poco di convenzionale. Si tratta di un amore forse anche troppo intenso, per certi aspetti morboso, che finisce con il corrodersi da se, tramutandosi in odio. Una fotografia del nostro tempo, insomma, che ho scattato con la sfrontatezza – e se vogliamo l’incoscienza – di chi ha scritto per il semplice piacere di farlo, sapendo di potersi permettere di dire tutto ciò che voleva, in piena libertà. Pensandoci bene è il classico romanzo che i fantomatici intellettuali snob – radical chic leggeranno di nascosto, stando ben attenti a non farsi vedere da nessuno, dilaniati dall’atroce paura che qualcuno possa sapere che si sono abbassati a leggere un libro di livello così basso, così Pop. Non sia mai!

ALESSANDRO NARDONE PARLA DEL ROMANZO